Report terremoto
118 Pescara :: 118 :: Generale
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Report terremoto
I comunicato in rete a poche ore dal sisma del 6 aprile
qui è il caos. il terremoto è arrivato di notte distruggendo.
morti. feriti. senza casa.
brutte storie. anche belle storie.
l'umanità è il tratto che più mi emoziona.
sono al lavoro da diverse ore. lavorerò ancora.
ora. la mia rivoluzione è contribuire ad arginare il dolore degli altri.
fate il possibile per darci una mano.
II comunicato. il giorno dopo
è stato il caos.
a partire dalla notte della scossa. ho creduto che la casa mi venisse addosso. ma non ho avuto paura. il sonno così improvvisamente interrotto non garantiva lucidità.
venti secondi. forse trenta. sembrava non finire.
poi ho chiamato Fabio immediatamente. mi ha risposto Francesca piangendo ed urlando: "aiuto, aiuto... siamo salvi ma è crollato tutto!" ed è caduta la linea.
sono andato al 118. alcuni di noi sono partiti in ambulanza. io sono rimasto in farmacia a raccogliere materiali da mandare. sono poi andato in aeroporto dove arrivavano aerei ed elicotteri con i feriti. nel pomeriggio turno d'emergenza al 118. perché non si è fermato nulla nel frattempo. e l'ospedale era al collasso. e la gente si aggirava in pronto soccorso senza capire.
non credo che le parole rendano i fatti. c'è una realtà che non è descrivibile. solo vedendola è possibile leggerla nella sua completezza.
ieri pomeriggio una delle tante macchine con una famiglia rimasta senza casa è arrivata qui in postazione:
"vorremmo un posto dove dormire. non abbiamo più nulla. abbiamo due bambini piccoli in macchina ed una persona anziana. aiutateci"
e si è messo a piangere. ha cercato di abbracciarmi. mi sono scostato. non mi sono sentito così degno di condividere il suo dolore. com-patire è soprattutto un onore.
è una questione di dignità. io non ce l'ho, non me la sono sentita. vivo un territorio a rischio sismico. non ho fatto nulla per evitare queste morti. ho la mia parte di colpa. e l'ho sentita tutta la colpa. l'ho accarezzato in viso e non l'ho abbracciato quell'uomo che piangeva. non ne ero degno. mi resta il senso liquido di quel pianto sulle mani. e molta vergogna per tutto quello che è successo.
ieri mattina ho collaborato con dei soldati dell'esercito. portavano feriti in un elicottero da guerra molto grande. erano ragazzi dolcissimi. accarezzavano i feriti e sorridevano loro. in divisa da guerra. una specie di ossimoro. una stranezza, non trovi?
mi sono sentito come loro. sono stato anche io un soldato da guerra. io. ti rendi conto?
mi ha colpito l'umanità della gente. il dolore ci rende umani. un soldato diventa un infermiere. un infermiere diventa un soldato. un elicottero da guerra si fa macchina di salvezza. il dolore ribalta tutto nel senso dell'umanità. forse dovremmo essere perennemente addolorati per essere migliori di quello che siamo.
accanto alla colpa ho sentito l'occasione di crescita. sono distrutto. ma anche diverso. potere aiutare la gente è davvero un privilegio. mi sento bene questa mattina. male e bene nello stesso tempo. ho la morte e la vita dentro. il pianto e il riso.
è così.
III comunicato dopo un turno presso il PMA di piazza d'armi a l'aquila
il PMA (Punto Medico Avanzato) in piazza d'armi a l'aquila ha una trentina di posti letto per i ricoveri urgenti. ha una sala di pronto soccorso ed una farmacia accanto. c'è luce al neon a differenza delle tende nel campo ma nessun riscaldamento. il gelo della notte sarà la forma di questo ricordo. ricorderò questo terremoto con un brivido di freddo. sempre.
ho appena concluso il turno di notte con alcuni miei colleghi del 118 di Pescara e tre infermieri teramani.
ora il PMA, passata la prima fase di emergenza, accoglie pazienti affetti da patologie che in genere non costituiscono un imminente pericolo di vita.
nei giorni immediatamente successivi alla scossa del 6 aprile, nel PMA sono transitate persone affette soprattutto da traumatismi vari. sono state ricoverate qui dove hanno ricevuto le prime cure, i più gravi sono stati trasferiti in ospedali della regione.
questa notte si sono rivolti a noi soprattutto pazienti in preda al panico. la paura in questo campo è l'elemento comune a tutti: c'è chi trema di paura, chi piange di paura, chi ride di paura, chi si mostra indifferente per paura. è sempre la paura ad agire i comportamenti. ed anche i pensieri.
le scosse non smettono mai: costituiscono lo sciame sismico che in genere segue una grossa scossa. questa notte alle 3 in punto c'è stata una scossa 5.1. la paura, la solita paura, ha assunto la forma del panico; ho sentito urla, lamenti, anche tirate comiche tese a sdrammatizzare. ma non saprei definire una manifestazione su tutte le altre. la paura ha anche questa caratteristica: la monotonia delle forme. tutte le persone impaurite ti guardano negli occhi come per chiedere aiuto. anche gli sbruffoni impauriti ti chiedono aiuto. strafottenti ma in preda al panico, vorrebbero farti credere d'essere eroi ed invece non sono altro che "cagasotto".
la paura ci fa tutti "cagasotto".
credo che molto si dovrà fare nel prossimo futuro per arginare la paura dirompente. le benzodiazepine non potranno costituire la soluzione al problema. possono essere un tampone, un contenimento momentaneo ma dovremo inventarci altro visto che non basterà ricostruire le case.
ieri sera ho conosciuto dei medici clown che lavorano con la paura. ci scherzano su, la accarezzano e la smontano. ci provano. i bambini sembrano divertirsi. anche gli adulti e gli anziani. il teatro, la clownerie, possono essere in futuro delle possibili alternative alle benzodiazepine.
ma c'è altro.
ci sono tossicodipendenti in trattamento che chiedono metadone.
ci sono anziani affetti da altzheimer che non sanno cosa stia succedendo intorno a loro.
ci sono bambini senza scuola. bambini al freddo. bambini senza giochi.
ci sono alcolisti cronici che non hanno un posto dove comprare il vino che li riscaldi e li addormenti di notte.
ci sono "barboni" che non hanno più i portici per dormire e non credono di riuscirci in una tenda buia e fredda.
ci sono schizofrenici che non sentono più voci e non hanno sigarette.
ci sono clandestini che cercano clandestini che non si trovano.
ci sono sciacalli. veri sciacalli, falsi sciacalli. c'è il battaglione san marco che presidia i cumuli di macerie.
ma soprattutto c'è il freddo di notte. che viene col buio. forse è la paura che raggela l'aria, che chiama la notte e non il contrario. quando si fa buio la gente entra nelle tende e arriva il silenzio.
nel PMA cala l'affluenza. solo paure: gente che si sveglia di notte gridando e con il cuore al galoppo. e poi una vecchietta che vomita ed ha la pressione alta, una donna rumena con il mal di pancia, una bambina che aspetta una iniezione di antibiotico.
è notte.
qui è il caos. il terremoto è arrivato di notte distruggendo.
morti. feriti. senza casa.
brutte storie. anche belle storie.
l'umanità è il tratto che più mi emoziona.
sono al lavoro da diverse ore. lavorerò ancora.
ora. la mia rivoluzione è contribuire ad arginare il dolore degli altri.
fate il possibile per darci una mano.
II comunicato. il giorno dopo
è stato il caos.
a partire dalla notte della scossa. ho creduto che la casa mi venisse addosso. ma non ho avuto paura. il sonno così improvvisamente interrotto non garantiva lucidità.
venti secondi. forse trenta. sembrava non finire.
poi ho chiamato Fabio immediatamente. mi ha risposto Francesca piangendo ed urlando: "aiuto, aiuto... siamo salvi ma è crollato tutto!" ed è caduta la linea.
sono andato al 118. alcuni di noi sono partiti in ambulanza. io sono rimasto in farmacia a raccogliere materiali da mandare. sono poi andato in aeroporto dove arrivavano aerei ed elicotteri con i feriti. nel pomeriggio turno d'emergenza al 118. perché non si è fermato nulla nel frattempo. e l'ospedale era al collasso. e la gente si aggirava in pronto soccorso senza capire.
non credo che le parole rendano i fatti. c'è una realtà che non è descrivibile. solo vedendola è possibile leggerla nella sua completezza.
ieri pomeriggio una delle tante macchine con una famiglia rimasta senza casa è arrivata qui in postazione:
"vorremmo un posto dove dormire. non abbiamo più nulla. abbiamo due bambini piccoli in macchina ed una persona anziana. aiutateci"
e si è messo a piangere. ha cercato di abbracciarmi. mi sono scostato. non mi sono sentito così degno di condividere il suo dolore. com-patire è soprattutto un onore.
è una questione di dignità. io non ce l'ho, non me la sono sentita. vivo un territorio a rischio sismico. non ho fatto nulla per evitare queste morti. ho la mia parte di colpa. e l'ho sentita tutta la colpa. l'ho accarezzato in viso e non l'ho abbracciato quell'uomo che piangeva. non ne ero degno. mi resta il senso liquido di quel pianto sulle mani. e molta vergogna per tutto quello che è successo.
ieri mattina ho collaborato con dei soldati dell'esercito. portavano feriti in un elicottero da guerra molto grande. erano ragazzi dolcissimi. accarezzavano i feriti e sorridevano loro. in divisa da guerra. una specie di ossimoro. una stranezza, non trovi?
mi sono sentito come loro. sono stato anche io un soldato da guerra. io. ti rendi conto?
mi ha colpito l'umanità della gente. il dolore ci rende umani. un soldato diventa un infermiere. un infermiere diventa un soldato. un elicottero da guerra si fa macchina di salvezza. il dolore ribalta tutto nel senso dell'umanità. forse dovremmo essere perennemente addolorati per essere migliori di quello che siamo.
accanto alla colpa ho sentito l'occasione di crescita. sono distrutto. ma anche diverso. potere aiutare la gente è davvero un privilegio. mi sento bene questa mattina. male e bene nello stesso tempo. ho la morte e la vita dentro. il pianto e il riso.
è così.
III comunicato dopo un turno presso il PMA di piazza d'armi a l'aquila
il PMA (Punto Medico Avanzato) in piazza d'armi a l'aquila ha una trentina di posti letto per i ricoveri urgenti. ha una sala di pronto soccorso ed una farmacia accanto. c'è luce al neon a differenza delle tende nel campo ma nessun riscaldamento. il gelo della notte sarà la forma di questo ricordo. ricorderò questo terremoto con un brivido di freddo. sempre.
ho appena concluso il turno di notte con alcuni miei colleghi del 118 di Pescara e tre infermieri teramani.
ora il PMA, passata la prima fase di emergenza, accoglie pazienti affetti da patologie che in genere non costituiscono un imminente pericolo di vita.
nei giorni immediatamente successivi alla scossa del 6 aprile, nel PMA sono transitate persone affette soprattutto da traumatismi vari. sono state ricoverate qui dove hanno ricevuto le prime cure, i più gravi sono stati trasferiti in ospedali della regione.
questa notte si sono rivolti a noi soprattutto pazienti in preda al panico. la paura in questo campo è l'elemento comune a tutti: c'è chi trema di paura, chi piange di paura, chi ride di paura, chi si mostra indifferente per paura. è sempre la paura ad agire i comportamenti. ed anche i pensieri.
le scosse non smettono mai: costituiscono lo sciame sismico che in genere segue una grossa scossa. questa notte alle 3 in punto c'è stata una scossa 5.1. la paura, la solita paura, ha assunto la forma del panico; ho sentito urla, lamenti, anche tirate comiche tese a sdrammatizzare. ma non saprei definire una manifestazione su tutte le altre. la paura ha anche questa caratteristica: la monotonia delle forme. tutte le persone impaurite ti guardano negli occhi come per chiedere aiuto. anche gli sbruffoni impauriti ti chiedono aiuto. strafottenti ma in preda al panico, vorrebbero farti credere d'essere eroi ed invece non sono altro che "cagasotto".
la paura ci fa tutti "cagasotto".
credo che molto si dovrà fare nel prossimo futuro per arginare la paura dirompente. le benzodiazepine non potranno costituire la soluzione al problema. possono essere un tampone, un contenimento momentaneo ma dovremo inventarci altro visto che non basterà ricostruire le case.
ieri sera ho conosciuto dei medici clown che lavorano con la paura. ci scherzano su, la accarezzano e la smontano. ci provano. i bambini sembrano divertirsi. anche gli adulti e gli anziani. il teatro, la clownerie, possono essere in futuro delle possibili alternative alle benzodiazepine.
ma c'è altro.
ci sono tossicodipendenti in trattamento che chiedono metadone.
ci sono anziani affetti da altzheimer che non sanno cosa stia succedendo intorno a loro.
ci sono bambini senza scuola. bambini al freddo. bambini senza giochi.
ci sono alcolisti cronici che non hanno un posto dove comprare il vino che li riscaldi e li addormenti di notte.
ci sono "barboni" che non hanno più i portici per dormire e non credono di riuscirci in una tenda buia e fredda.
ci sono schizofrenici che non sentono più voci e non hanno sigarette.
ci sono clandestini che cercano clandestini che non si trovano.
ci sono sciacalli. veri sciacalli, falsi sciacalli. c'è il battaglione san marco che presidia i cumuli di macerie.
ma soprattutto c'è il freddo di notte. che viene col buio. forse è la paura che raggela l'aria, che chiama la notte e non il contrario. quando si fa buio la gente entra nelle tende e arriva il silenzio.
nel PMA cala l'affluenza. solo paure: gente che si sveglia di notte gridando e con il cuore al galoppo. e poi una vecchietta che vomita ed ha la pressione alta, una donna rumena con il mal di pancia, una bambina che aspetta una iniezione di antibiotico.
è notte.
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